martedì 9 agosto 2011
“Le stanze di lavanda” - Ondine Khayat
Descrizione:Sono nata ricca, ma ho visto la mia fortuna involarsi come uno stormo d'uccelli. Soltanto i miei ricordi mi appartengono, sono tante fragili tracce impresse dentro di me. Certi giorni, il sole le illumina; certe notti, rimangono intrappolate in una tempesta di ghiaccio. Vivevamo a Marache, in Turchia, al confine con la Siria. E lì che sono venuta al mondo nel 1901. Mio nonno, Joseph Kerkorian, era armeno. Un uomo importante e saggio, solido come una roccia. Se, dopo l'inferno che ho conosciuto, dentro di me è rimasta una particella di fiducia nell'umanità, è grazie a lui. Avevamo una casa magnifica, e un immenso giardino dai fiori di mille colori. Sono stata amata da mio padre, dalla mamma dai baci di lavanda, dalla sorellina Marie, dal mio impetuoso fratello Pierre e da Prescott, il nostro gatto armeno con un nome da lord inglese. E da Gii, il piccolo orfano ribelle che un giorno, sotto il salice piangente, mi ha dato il mio primo bacio. Erano giorni immensi, eppure non potevano contenerci tutti. Nell'aprile 1915, il governo turco ha preso la decisione che ha precipitato le nostre vite nell'orrore: gli armeni dovevano sparire. Può un cuore dilaniato continuare a battere? E un giardino devastato dare nuovi fiori? Come posso donare ancora, proprio io, a cui hanno tolto tutto? Ascolta Joraya, mia adorata nipote, il racconto di una vita mille volte dispersa.
Citazioni
“La mia casa è diventata la terra. Ho abitato cosi tanti luoghi che si confondono e si mescolano, formando un piatto gustoso e amaro, che mi concedo il tempo di assaporare. Oggi, la mia scintilla di vita vacilla e ammiro la serenità del cielo. La mia casa è la terra.”
“Amo questo corpo che senza sosta scandisce il tempo dei ricordi. E’ la carta geografica del mio passato. Ne ha conservato i recessi sinuosi, i monti e i mari tempestosi. Ho contemplato migliaia di lune, raccolto un’infinità di promesse…”
“Spesso ho alzato lo sguardo verso il cielo per leggervi il mio cammino. I miei occhi talvolta ne sono stati offuscati, talaltra le pagine erano semplicemente bianche. Altre ancora, non ho saputo interpretare ciò che era scritto sulla sabbia della mia vita. Oppure il mare, troppo irrequieto, ne aveva cancellato ogni traccia, lasciando sulla piaggia solo sassi e conchiglie taglienti.”
“Le sole cose ce ho posseduto sono state le parole. Nient’altro. Né il miele né il cuore dell’oliva. Solo i miei ricordi mi appartengono. Fragili tracce impresse in me. Certi giorni, il sole le illumina; certe notti, una coltre gelida le cancella.”
“L’ispirazione è come il vento. Certi giorni soffia forte, in altri momenti non lo si avverte nemmeno.”
“L’identità è un giardino nel quale getti il seme di ciascuno degli avvenimenti che vivi. Se lo curi, vi spuntano fiori magnifici. Ma se qualcuno vi penetra e li sradica, il giardino si trova devastato e l’albero del tuo giardino non ha più radici. “
“L’amore non muore mai. Poco importa su chi si posa; la ragione del suo esistere è contenuta nella sua essenza, indipendentemente da colui o da colei che tocca.”
“La morte è un’erbaccia che infesta il nostro giardino. La si deve estirpare per evitare che lo contamini e tormenti i fiori e gli alberi che guardiamo crescere con pazienza.”
“Esiste un momento per la tristezza e uno per la rinascita. Siamo una terra fertile. Se ogni giorno la irrighiamo con cura, ci dona frutti succosi. Ma può accadere che la grandine si abbatta sulla terra e ne guasti i frutti. Allora, tutta la difficoltà sta nel non perdersi d’animo e concederle un momento di riposo, prima di riseminarla l’indomani.”
“L’infanzia non se ne va mai. Siamo noi a scacciarla. Crescere significa fare esperienza del mondo. Ma se non si veglia sulla propria innocenza, la realtà l’annienta. Bisogna sempre conservare gli occhi dell’infanzia. Si diventa esseri completi solo quando si è capaci di sentire come un bambino che spicca il volo sulla realtà.”
“Chi sono? Avevo una casa di cristallo che accoglieva l’eternità e nulla, mai, doveva finire. Avevo seminato granelli di sogni sui sentieri della vita. Perché non ho saputo ritrovare il mio cammino? Chi ha cancellato le mie tracce sulla sabbia? Troverò un solo luogo su questa terra che possa contenere i miei ricordi devastati?”
“Non esistono salvagenti in questo mondo, niente che possa salvarvi da voi stessi.”
“Forse era quella la vita. Le mie rovine indecenti e ripugnanti, questo odore nauseante di sporcizia e di frittura, e il mare di un blu intenso. Una particella di tempo impigliato tra un’infinita bellezza e una bruttezza commovente, una congiunzione sbalorditiva intessuta di contraddizioni.”
“Dobbiamo scrivere le nostre vite in cielo, perché coloro che verranno dopo possano leggervi le nostre lotte, il sale sulle nostre ferite. Dobbiamo scrivere le nostre vite nel cielo, perché coloro che vengono dopo vi leggano le nostre eterne rinascite.”
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