mercoledì 5 giugno 2013
"Il colore del latte" - Nell Leyshon
Descrizione:
È la primavera del 1831 quando Mary incomincia a scrivere la sua storia. Scrive lentamente, ci vorranno quattro stagioni perché racconti tutto. Ma non importa: scrivere è diventato un bisogno primario per lei, come mangiare e dormire. Viene da una famiglia di contadini, ha quindici anni, una gamba più corta dell'altra e i capelli chiari come il latte. Conosce solo la fatica del lavoro nei campi, proprio come sua madre, suo padre e le sue sorelle. Conosce solo il linguaggio della violenza, che il padre le infligge se non lavora abbastanza. Ma ha un cervello lucido e una lingua tagliente. Un giorno il padre la allontana di casa perché il vicario vuole una ragazza che accudisca la moglie malata. Mary non vuole abbandonare l'unica vita che conosce, ma non ha scelta. E nella nuova casa imparerà a scrivere, e scrivere rende liberi anche se la libertà ha un prezzo.
Citazioni:
"Quando hai un figlio sembra che la tua vita sia tutta li e non ti immagini che crescerà e non avrà più bisogno di te e vorrà andare via. (...) Rinunci a tutto per prenderti cura di loro e tenerli al sicuro e poi loro vanno via. Ti consumano per conquistarsi la propria vita."
"A volte ricordare è una buona cosa perché è la storia della tua vita e senza non rimarrebbe niente. Ma altre volte la memoria conserva cose che vorresti non ricordare e non conta quanto sodo provi a tenerle fuori dalla tua mente loro tornano."
Voto: 3/5
La mia opinione:
Coraggiosa e originale la scelta dell'autrice di restare fedele all'analfabetismo della protagonista, inserendo errori grammaticali, di punteggiatura ed espressioni piuttosto rozze.. Ho desiderato questo libro dal giorno della sua uscita, ma ora che l'ho terminato sono sinceramente sconcertata. La storia della protagonista, "nell'anno del Signore 1831" è narrata sotto forma di diario dalla stessa Mary, ragazza con i capelli del colore del latte e dalla lingua tagliente. La storia in sè per sè sarebbe bella, ma è scritta in modo talmente strano, ristretto, utilizzando all'infinito gli stessi vocaboli... descrivendo sempre le stesse situazioni, che alla fine ringraziamo l'autrice per aver scritto un libro di sole 160 pagine. Non condivido i commenti che ne hanno annunciato la pubblicazione, parole come "indimenticabile" e "stupefacente" secondo me non gli appartengono. Leggo che l'autrice è una sceneggiatrice inglese, forse questo spiega il perchè di questo libro che assomiglia molto di più a uno spettacolo teatrale che a un romanzo.
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