giovedì 13 luglio 2017

"Il rifugio delle ginestre" - Elisabetta Bricca


Descrizione:
Sveva bambina ha passato estati intere a correre felice nei campi, sempre con al collo il ciondolo con una piccola radice di ginestra, il fiore della forza e dell'attaccamento alle origini, alle colline umbre dov'è nata. Ma quando si è trasferita a Roma per fare la copywriter, Sveva ha preferito lasciarsi alle spalle simboli e leggende in cui non si riconosce più. Solo sua madre, prima di morire, riesce a farle promettere di tornare in Umbria. Perché lì potrà trovare le tracce in grado di condurla a suo padre. Quel padre che Sveva non ha mai conosciuto. Non appena arriva laggiù, il ciondolo recupera la sua antica forza e le ricorda che solo qui potrà trovare risposta alle domande che la tormentano da anni. Ora, Sveva è pronta a cercare e conoscere la verità. Perché non è mai troppo tardi per scegliere ancora la vita e l'amore, anche se a volte sembrano lontani e inafferrabili.

Citazioni:
"Niente va bene quando hai un sorriso stampato in faccia e lacrime nel silenzio della tua stanza. E sai che sei a metà. Non serve parlare, non serve gridare. Nessuno ascolta. E allora non rimane che sorridere. Non credere più a nulla, ma sorridere. Sempre."

"Tornò in una sera d'estate. Una sera satura del profumo degli orti, dell'oro bruciato del fieno nei campi, della luce danzante delle lucciole tra i casolari, del vento di scirocco a increspare le acque di quell'ansa di lago stretta tra i boschi."

"Siamo la somma delle nostre ferite e delle nostre cicatrici, ma possiamo essere molto di più. Possiamo essere speranza, e bellezza. E quelle non dobbiamo perderle mai. Bisogna credere che qualcosa di meraviglioso possa succedere in ogni momento della nostra vita. Anche quando siamo disperati, anche quando cadiamo e crediamo di non essere più capaci di rimetterci in piedi. E' allora che succede, è allora che troviamo la forza."

"Appartenere a un luogo è appartenere a sé stessi. Si può partire, cercare altro, ma si torna sempre. Perché l'anima ha un solo rifugio ed è quello che chiamiamo casa."

Voto: 4/5

La mia opinione:

"Tornò in una sera d'estate. Una sera satura del profumo degli orti, dell'oro bruciato del fieno nei campi, della luce danzante delle lucciole tra i casolari, del vento di scirocco a increspare le acque di quell'ansa di lago stretta tra i boschi." 
In una sola frase è racchiusa tutta la magia e la bellezza di questo romanzo, semplice ma allo stesso tempo evocativo ed appassionante. L'autrice riesce a trasmettere con le sue parole sensazioni, colori ed odori e trasporta il lettore tra i casolari umbri e lungo le vie di Tropea, dipingendone un grande affresco vibrante e saturo di emozioni. Sembra quasi di sentire sulla lingua il sapore piccante e intenso dell'oijata e quello rustico e fragrante della torta al testo di Malvina. Vivendo poco distante dal Lago Trasimeno, ho apprezzato particolarmente le descrizioni molto realistiche e dettagliate del paesaggio e l'attenzione dedicata alle tradizioni di questa terra, e a quel pizzico di magia che accompagna i gesti dei protagonisti del romanzo. Bella la storia di Sveva, che affrontando dolori e mancanze, riesce comunque a ritrovare le proprie radici e la forza di realizzare i propri sogni. Un romanzo meraviglioso e suggestivo che fa venire voglia di lasciare tutto e trasferirsi in un antico casale, per riscoprire le proprie origini, piantare fiori, cucinare e godersi lo spettacolo di un cielo stellato.

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