domenica 15 maggio 2011

"Il gioco dell'angelo" - Carlos Ruiz Zafón


Descrizione:
Nella tumultuosa Barcellona degli anni Venti, il giovane David Martín cova un sogno, inconfessabile quanto universale: diventare uno scrittore. Quando la sorte inaspettatamente gli offre l'occasione di pubblicare un suo racconto, il successo comincia infine ad arridergli. È proprio da quel momento tuttavia che la sua vita inizierà a porgli interrogativi ai quali non ha immediata risposta, esponendolo come mai prima di allora a imprevedibili azzardi e travolgenti passioni, crimini efferati e sentimenti assoluti, lungo le strade di una Barcellona ora familiare, più spesso sconosciuta e inquietante, dai cui angoli fanno capolino luoghi e personaggi che i lettori de "L'ombra del vento" hanno già imparato ad amare. Quando David si deciderà infine ad accettare la proposta di un misterioso editore - scrivere un'opera immane e rivoluzionaria, destinata a cambiare le sorti dell'umanità -, non si renderà conto che, al compimento di una simile impresa, ad attenderlo non ci saranno soltanto onore e gloria. 
Citazioni:
“Entrai nella libreria e aspirai quel profumo di carta e magia che inspiegabilmente a nessuno era ancora venuto in mente di imbottigliare.”

"Sai qual è il bello dei cuori infranti? Che possono rompersi davvero soltanto una volta. Il resto sono graffi."

“Allora seppi che avrei dedicato ogni minuto che ci restava da passare insieme a renderla felice, a riparare al male che le avevo fatto e a restituirle ciò che non avevo mai saputo darle.” 

"Queste pagine saranno la nostra memoria fino a quando il suo ultimo respiro si spegnerà fra le mie braccia e l’accompagnerò al largo, dove s’infrangono le onde, per immergermi con lei per sempre e poter finalmente fuggire dove né il cielo né l’inferno potranno mai trovarci.”

“Si finisce per diventare ciò che si vede negli occhi di quelli che si desiderano.”

“Nel mio mondo, le grandi speranze vivevano solo fra le pagine di un libro.”

“Con il desiderio mi capitava come con i fiori: una volta che l'avevo tra le mani, non sapevo dove metterlo.”

“Per molto tempo la mia è stata un’esistenza di assenze, senz’altro nome né presenza se non quella di un estraneo itinerante. Ho avuto cento nomi e altrettanti mestieri: nessuno di loro era il mio. (…) Non ho avuto altra memoria se non l’incertezza.”

“Mille volte sono fuggito dalla mia stessa ombra, sempre guardandomi alle spalle, sempre aspettandomi di trovarla girato l’angolo, dall’altra parte della strada o ai piedi del letto nelle ore interminabili che precedevano l’alba.”

“Per tutta la vita avevo sentito che le pagine che lasciavo al mio passaggio erano parte di me. La gente normale mette al mondo dei figli; noi romanzieri dei libri. Siamo condannati a metterci la vita, anche se quasi mai ce ne sono grati. Siamo condannati a morire nelle loro pagine e a volte perfino a lasciare che siano loro a toglierci la vita.”

Uno scrittore non dimentica mai la prima volta che accetta qualche moneta o un elogio in cambio di una storia. Non dimentica mai la prima volta che avverte nel sangue il dolce veleno della vanità e crede che, se riuscirà a nascondere a tutti la sua mancanza di talento, il sogno della letteratura potrà dargli un tetto sulla testa, un piatto caldo alla fine della giornata e soprattutto quanto più desidera: il suo nome stampato su un miserabile pezzo di carta che vivrà sicuramente più a lungo di lui. Uno scrittore è condannato a ricordare quell'istante, perché a quel punto è già perduto e la sua anima ha ormai un prezzo.”

“Cominciai a camminare senza meta, percorrendo strade che mi sembravano più vuote che mai, convinto che se non mi fossi fermato, se avessi continuato a camminare, non mi sarei reso conto che il mondo che credevo di conoscere non c’era più.”

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